L’India mi ha sempre incuriosito, con i suoi colori, profumi e tradizioni e filosofie antichissime. E in questo tripudio di cultura non potevo non restare ammaliata anche dal ricchissimo patrimonio di danza indiana.

La danza indiana in realtà comprende un repertorio ricchissimo di stili classici e moderni, legati per lo più al “sacro” e al “teatro”. E tra tutti questi stili di danze indiane, uno in particolare oggi ha richiamato la mia attenzione: la danza classica Odissi.

Oggi ho avuto modo di incontrare Lucrezia Ottoboni a Brescia in occasione di un workshop di danza Odissi a Brescia e ne ho approfittato per chiederle informazioni su questo stile unico ed elegante. Lucrezia Ottoboni e danzatrice professionista e insegnante di danza classica indiana, stile Odissi. La sua formazione avviene sotto la supervisione del celebre Guru di fama internazionale Lingaraj Pradhan a Bhubaneswar, in India. Indologa e ricercatrice, ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Musica e Spattacolo presso l’Università La Sapienza di Roma con una tesi sulla danza Odissi. È insegnante di Yoga certificata Yoga Alliance (RYT 500).

La danza Odissi è così chiamata perché deriva dalla regione dell’Orissa, nell’India nord-orientale, affacciata sul golfo del Bengala, ma è diffusa in molte zone dell’India e praticata sia da uomini che da donne con alcune varianti di stile a seconda dell’aerea geografica.

La danza Odissi può essere considerata una danza sacra in quanto racconta tramite gestualità simboliche, le storie amorose tra Rahda e il Dio Krishna sulla base di un antico testo sacro risalente si dice intorno al 200 a.C. La tecnica di questa danza è strettamente connessa ala musica e ritmica indiana nonché una gestualità simbolica ben precisa delle mani (mudra), spesso incomprensibile a un pubblico occidentale che non ne conosca i codici.

Anticamente la danza Odissi veniva praticata nei luoghi sacri e per questo definita la danza dei Templi, da parte di danzatrici dedicate esclusivamente a questa arte, chiamate mahari. Data la sacralità di questa danza, le mahari dovevano attenersi a norme di condotta morale e spirituale specialmente nel giorno della performance, quali indossare abiti puliti, non parlare con uomini nonché altre pratiche di purificazione. Questo permise loro in passato di ottenere una posizione elevata all’interno della società indiana, status privilegiato che andrà viceversa in declino con l’arrivo degli Inglesi.

Successivamente al periodo della colonizzazione inglese dell’India, con l’introduzione di una mentalità puritana basata su principi occidentali, la danza Odissi va progressivamente in declino perché sempre più associata a un’immagine di prostituzione. Solo nel 1958 il governo indiano riabilita la danza indiana Odissi a uno status di danza teatrale classica nazionale, pur con una evoluzione dello stile rispetto a quello originario.

La struttura della danza indiana Odissi può essere ricondotta a 5 parti fondamentali, tra cui Il saluto (di solito alla Madre Terra, ai Maestri e al pubblico, nonchè il finale, chiamato moksha, ovvero la “liberazione”. Nelle parti centrali si sviluppa la vera e propria parte danzata fatta di battiti dei piedi, pose, movimenti espressivi delle mani e persino degli occhi.

Il risultato è una danza elegante, gestuale, piena di simboli espressivi, con un uso particolare delle posture e piegamenti del busto e delle braccia. A renderla ancora più spettacolare contribuiscono i costumi coloratissimi e curati nei dettagli nonché gli ornamenti e i gioielli, il copricapo, il trucco teatrale e le espressioni del viso.

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Cos’ è la danza indiana Odissi? Scopriamolo con Lucrezia Ottoboni - Orientalya Dance

Cos’ è la danza indiana Odissi? Scopriamolo con Lucrezia Ottoboni

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