Nella mia esperienza ormai più che ventennale nell’insegnamento della danza orientale egiziana, ho notato spesso parecchia confusione e dubbi riguardo gli stili della danza orientale.
Questi dubbi sono comuni anche nelle danzatrici più esperte e spesso anche nelle insegnanti!
E in effetti mi trovo spesso a dover chiarire questi dubbi soprattutto all’interno dei miei Corsi di formazione per insegnanti e allieve.
Così ho pensato di scrivere questo articolo per fare un po’ di ordine nella testa delle tante bellydancer e appassionate di danza anche amatoriali, che vogliono capirne di più sui diversi stili della danza del ventre.
Faccio una premessa necessaria. Mi concentrerò in particolar modo sulla danza orientale egiziana, spesso chiamata impropriamente “danza del ventre”, mettendo almeno per il momento da parte i tanti stili folcloristici legati ad altre regioni di matrice araba e non solo.
Inoltre è importante capire che queste classificazioni in stili di danza derivano dal vocabolario artistico per lo più di danzatrici di danza orientale e spesso dei musicisti che le accompagnano, ma non è detto che trovino la stessa corrispondenza nel linguaggio comune della gente.
Nella danza orientale distinguiamo 3 stili principali:
STILE SHARQI / ORIENTAL – STILE BALADI – STILE FOLK / SHAABI
STILE SHARQI/ORIENTAL
All’interno della vasta categoria che rientra sotto il nome danza del ventre, certamente lo stile sharqi è quello più noto al pubblico occidentale.
La parola sharqi (in Egitto si pronuncia Shar’i) ha un significato piuttosto generico dato che la sua traduzione letterale è “dell’ Oriente” quindi orientale.
In realtà il nome esatto sarebbe Raqs al Sharqi che significa appunto danza orientale.
Con questo termine si intende quello stile di danza femminile tipico del mondo arabo dove la danzatrice balla di solito come performer solista indeterminati contesti, con determinati movimenti, costumi e musiche.
Possiamo certamente dire che questo tipo di danza derivi dalle antiche corti ottomane e dalle danze delle Awaleem (Almee) all’interno degli harem, dove la danza orientale pare venisse praticata da artiste istruite e ingaggiate al servizio del palazzo proprio per occuparsi dell’intrattenimento della famiglia e di tutta la corte.
Non abbiamo molte informazioni su come fossa questa danza orientale del tempo, dato che gli harem e le corti dei sultani non erano accessibili a chi fosse esterno al Palazzo, quindi ricaviamo le poche informazioni dai racconti tramandati nonché da alcuni dipinti, spesso però frutto di fantasia e immaginazione dell’autore.
Nella forma estetica che conosciamo e studiamo oggi come danzatrici, questo stile performativo nasce nei primi anni del ‘900 come conseguenza di una serie di evoluzioni culturali avvenute nella scena artistica del Cairo di quegli anni, in particolar modo grazie all’ impulso dato dalla presenza di francesi e inglesi che hanno permesso l’apertura di numerosi locali con spettacoli di stampo europeo.
La danza orientale prende però una connotazione specifica nello stile musicale e coreografico grazie soprattutto all’idea innovativa di una artista siriano-libanese, Badia Masabni, già attrice-cantante ma soprattutto imprenditrice visionaria con un sogno ben preciso nella sua testa.
Grazie alla sua idea di un locale che offrisse un’intrattenimento ispirato ai locali notturni “di classe” di Parigi, Badia Masabni realizza il suo Casinò Badia, un posto elegante ed esclusivo, frequentato dalla ricca borghesia egiziana così come dai tanti ufficiali stranieri di stanza in Egitto in quel periodo.
Questo locale ha di fatto lanciato diverse danzatrici nella scena artistiche, proponendo uno stile nuovo, più elegante e raffinato rispetto all’intrattenimento delle gawazi o delle artiste di strada in voga in quel periodo, e trasformando le sue protagoniste in vere e proprie star del momento.
Questo processo artistico-culturale si potenzia grazie anche al contemporaneo sviluppo dell’industria cinematografica e della commedia musicale egiziana che rende queste stesse danzatrici delle vere e proprie dive del grande schermo, seguite e ammirate da milioni di persone in tutto il mondo arabo, grazie alla potenza comunicativa del cinema.
E’ la GOLDEN ERA della danza orientale.
Il processo evolve negli anni attraverso l’apertura successiva di numerosi locali notturni sia in Egitto che in altri Paesi Arabi, locali appositamente dedicati a questo tipo di intrattenimento, per lo più rivolti al turismo saudita ma non solo.
Lo sviluppo dello stile raqs sharqi avviene pero anche grazie a un sempre maggior numero di artiste e coreografe/i non solo arabe ma anche e soprattutto straniere che hanno contribuito a diffondere e arricchirne il repertorio, aprendo scuole e accademie di danza in tutto il mondo, diffondendo così questa forma artistica verso un pubblico sempre più vasto.
Come dico sempre nei miei corsi di formazione Lo stile sharqi include tutti gli elementi del folk e del baladi, rielaborati e raffinati ai fini della performance.
Spesso si avvale anche di fusion di passi di altri stili di danza come la danza classica, il jazz, il latino-americano, del flamenco o movimenti di fantasia.
Sempre più spesso si arricchisce di ulteriori accessori non tradizionali sempre allo scopo di arricchire la performance. (veil poi, doppi veli, ali di iside, mantelli ecc)
La musica è elaborata, composta da autori famosi e suonata da grandi orchestre classiche, spesso ispirate alle orchestre sinfoniche “occidentali”.
I costumi che espongono l’addome, le braccia, il decoltè e le gambe, sono elaborati, ricchi di decorazioni e strass, e ricordano lo stile delle dive hollywoodiane degli anni ‘30 e ‘40, disegnati da stilisti di fama e spesso per questo molto costosi.
Ogni costume è appositamente pensato per la danzatrice che lo indossa e per la coreografia che eseguirà.
Inoltre i costumi seguono le fogge e le mode del momento.
Anche il make-up e l’acconciatura sono elaborati appositamente per la performance e quasi sempre realizzati da professionisti al servizio delle ballerine.
Spesso questo stile prende la definizione di CABARET (detto anche con una connotazione un po’ “dispregiativa”) riferendosi in particolar modo alla danza svolta all’interno di molti night club di “basso livello” ovvero locali decadenti e tutt’altro che eleganti dove spesso viene eseguita una forma di danza orientale eseguita da danzatrici con obiettivi tutt’altro che artistici, ma più che altro per un semplice intrattenimento di un pubblico quasi esclusivamente maschile e per favorire il consumo di alcolici o per raccogliere mance consistenti, e dove sono frequenti situazioni di prostituzione o al limite della legalità.
All’interno dello stile SHARQI possiamo a mio avviso far rientrare anche lo stile cosiddetto CLASSICO, che rappresenta una forma di interpretazione coreografica espressiva della canzone classica orientale come le canzoni classiche di Asmahan, Um Khulthum o Abdel Halim Hafez.
Lo stile classico può essere comunque chiamato oriental ed è una forma nata per lo più dopo gli anni ’70.
Nello stile classico l’interpretazione si concentra per lo più sul TARAB che non sulla coreografia o sui passi.
In questo stile la danzatrice si affianca al cantante classico per meglio interpretare e veicolare le emozioni del brano eseguito.
STILE BALADI
Questo stile di danza orientale di tipo popolare, basato sull’improvvisazione, nasce in Egitto nel ‘900 in concomitanza alla modernizzazione/industrializzazione del Paese e conseguente trasferimento di intere famiglie di contadini dalle zone rurali alla periferie del Cairo.
In realtà si tratta per lo più di uno stile musicale, da cui deriva uno stile di danza. A questo proposito vi invito a leggere l’articolo che ho dedicato al baladi dove ne ho spiegato bene le dinamiche storiche e la struttura musicale
All’interno dello stile baladi possiamo, a mio parere, far rientrare anche la moderna danza ISKANDARANI femminile, una genere teatrale creato dal maestro Mahmoud Reda (sebbene molti preferiscono includerla nel folk).
STILE FOLK
Questo stile di danza, sempre rimanendo nell’ambito del mondo orientale e arabo, include tutta una serie di danze tradizionali appartenenti a delle comunità legate a un determinato territorio e alla cultura sottostante.
Queste danze nelle società di tipo tradizionale sono spesso legate a un sistema di riferimenti simbolici condivisi dai membri della comunità e che descrivono e tramandano i principali eventi della vita individuale e sociale.
Ne consegue che ogni area territoriale esprime le danze appartenenti alla propria comunità o villaggio, con tutta la gestualità, ritmica, dialetto e tradizioni del villaggio stesso.
Queste danze di solito vengono eseguite in gruppo, a volte differenziate per genere (danze maschili e femminili) e contraddistinguono i rituali della comunità stessa nonchè le celebrazioni collettive (fidanzamento, matrimonio, feste religiose) o esprimono l’ orgoglio di comunità).
Possiamo avere le danze delle comunità rurali (FALLAHII, SAIIDI e NUBI), dei pescatori e dei portuali (ISMAYLIA e SEMSEMEYA) danze beduine (HAGGALA e SIWA) danze BERBERE, nonché le tantissime danze del folklore del ricchissimo patrimonio folcloristico appartenente a tutti i Paesi arabi (danza ahidous, danza kabil, Raq al Juzur, danza dabka, danze khaleeg e iraqi, danza ayallah, danza harbiyah e tante altre).
Nelle danze arabe folk i costumi rispettano le tradizioni locali e non prevedono per le donne parti del corpo scoperte o in evidenza come nella raqs sharqi.
Il trucco non è eccessivo così come i capelli sono spesso coperti o legati in trecce tramite copricapi tradizionali, o rispettano comunque le usanze del luogo.
Le danze normalmente si eseguono in gruppo i luoghi pubblici dove tutta la comunità può accedere.
Si danza quasi sempre con le scarpe e le musiche sono di tipo tradizionale.
Lo stile di danza GAWAZI secondo me in realtà non è esattamente uno stile di danza, in quanto si riferisce per lo più a un gruppo etnico/ culturale che si è espresso in un particolare momento storico in Egitto contrassegnando in parte la storia della danza orientale egiziana e permettendone la diffusione fino all’era moderna.
Eventualmente possiamo considerarlo uno stile FOLK, dato che è noto che le gawazi si adattasero allo stile e alla cultura del territorio in cui transitavano, assorbendone lo stile e le danze, pur sempre con un loro “tocco” personale (la loro vivacità, spontaneità, l’uso dei cimbali e altre caratteristiche tipiche del loro modo di cantare e di porsi)
Lo stesso discorso può essere fatto per quanto riguarda la danza delle AWALIM o ALMEE che peraltro non è affatto nota. A meno che si voglia parlare dello stile delle NUOVE ALMEE della Mohamed Ali Street del Cairo che si può ricondurre a uno stile a metà tra il gawazi e il baladi.
STILE SHAABI
Lo stile sha’abi, tanto in voga negli ultimi anni anche al di fuori del mondo arabo, in realtà deriva da un particolare stile musicale, diverso per ogni paese da cui origina.
La danza ne è stata una conseguenza, dato che il contesto e soprattutto il linguaggio e l’intento anche politico che lo shaabi porta con sé si presta perfettamente a essere espresso anche in movimento (un po’ come è avvenuto con l’ hip hop in occidente).
In ogni caso possiamo far derivare in parte questo stile dal FOLK pur essendo un genere assolutamente moderno (possiamo datarlo negli anni 70’) a nel corso del tempo ha avuto un’evoluzione a mio avviso molto interessante.
Lo stile shaabi è lo stile che meglio rappresenta la classe lavoratrice urbana (paragonabile alla nostra classe operaia) dei quartieri ghetto del Cairo.
Abbiamo poi una versione di Shaabi anche in Marocco, Tunisia ecc.
Ma direi che sul tema shaabi dedicherò un’articolo apposito, tanto è vasto l’argomento!
Se già pratichi danza orientale e vuoi approfondire ulteriormente l’argomento, scarica la mia guida gratuita sui i ritmi arabi per la danza orientale che ti aiuterà a comprendere meglio anche gli stili di danza.
Dimmi intanto cosa ne pensate e qual è il vostro stile preferito nei commenti qui sotto.