La “danza del ventre”o bellydance, ha fatto conoscere a tutte le ballerine e appassionate di danza orientale di tutto il mondo i diversi stili in cui questa arte millenaria si suddivide.
In Egitto e medio-oriente distinguiamo principalmente 2 tipi di danza, ovvero la raqs al sharqi e la raqs al baladi. La raqs al sharqi, che traduciamo in danza dell’Oriente ovvero danza orientale, si intende per lo più quella forma di danza che attinge dal folk e dalle danze popolari per sviluppare uno stile originale, teatrale e anche coreografico adatto a un palcoscenico o alla commedia musicale o comunque esibito di fronte a un pubblico in locali appositi.
Viceversa la raqs al baladi è quella forma popolare di danza che non è nata per essere performata davanti a un pubblico, ma si sviluppa all’interno di un contesto sociale diverso, nell’intimità delle proprie case e nel rispetto delle tradizioni.
La raqs al baladi egiziana (detto anche Cairo Baladi, o Baladi Awaad, o Ashra Baladi o Baladi Amintbillah ecc.) in realtà deriva da una “forma” o stile musicale ben preciso.
Ma prima ancora di spiegare questo stile musicale va spiegato il significato della parola araba Baladi che significa “del mio Paese”, ma che può anche intendersi come villaggio, area, popolo o nazione.
Vivendo in Egitto ho potuto constatare che l’aggettivo baladi viene qui utilizzato comunemente in moltissimi contesti ben lontani dalla musica e dalla danza. Così si parla del “pane baladi” (ovvero il pane tradizionale) o il linguaggio baladi (il tipico modo di parlare di certe donne dei quartieri popolari) o l’abbigliamento baladi (la tipica gallabeya che molte donne e uomini indossano in molte aree rurali dell’Egitto), il cibo baladi, le case baladi ecc. ecc.
E per questo voglio soffermarmi sulla musica baladi che è la vera essenza di tutta questa cultura che si esprime poi eventualmente anche nella danza.
Origine musicale del baladi egiziano
La musica baladi egiziana prende la forma attuale in un contesto storico e culturale ben preciso. Nei primi anni del ‘900 l’Egitto, un paese ancora profondamente a vocazione rurale, conosce un impulso a una grande trasformazione economica e industriale spinta anche dalla presenza degli Inglesi sul territorio.
Le città come Il Cairo ed Alessandria si espandono e cominciano a diventare un polo di attrazione per tante comunità rurali che vedono nelle nuove fabbriche manifatturiere delle città delle opportunità di lavoro o quanto meno un’occasione per sfuggire alla miseria delle zone rurali.
Di conseguenza assistiamo a un esodo massiccio di famiglie di contadini dalle campagne alle periferie cittadine, nella ricerca di condizioni di vita migliori.
Questi contadini in egiziano “fallahin” non sempre si adattano alla nuova situazione e cercano per quanto possibile di mantenere vivo il loro legame con le origini, che si esprime nei loro dialetti, nelle loro abitudini sia per come mangiano come si vestono e le loro regole familiari, religiose e sociali.
In questo contesto si sviluppa un nuovo stile musicale fatto di improvvisazioni all’interno delle famiglie da parte di musicisti non professionisti che si ritrovano in occasioni di festa familiare a suonare la loro musica, in un contesto tra tradizione e innovazione sotta la spinta dei nuovi input provenienti dalla città.
Così nasce la musica baladi che non è altro che una sessione di improvvisazione musicale (nei giorni nostri si chiamerebbe jam session) all’interno di un ritrovo familiare dove ognuno partecipa suonando il proprio strumento (di solito tutti strumenti tradizionali come il naii, il rababa, il duff) ma anche i nuovi strumenti musicali provenienti dall’occidente come la fisarmonica chiamata acccordeon, il sax e il clarinetto.
Il baladi diventa un dialogo tra tutti questi strumenti che con una serie di “domande e risposte musicali” creano questa originale forma d’arte, che ricorda molto il jazz dei neri americani, che fa da ponte tra la tradizione e la modernità, diventando al contempo un carattere essenziale di un’intera generazione di egiziani che si riconoscono culturalmente in essa.
Ci riferiamo alle classi sociali più modeste, spesso non alfabetizzate che però rappresentano in quel periodo la stragrande maggioranza della popolazione.
Questa cultura musicale del baladi si imprima a tal punto da ispirare nuove canzoni, commedie musicali, produzioni cinematografiche e artisti di ogni genere tra cui anche tante danzatrici che la portano in scena con spontaneità e orgoglio.
Tra le cantanti baladi più famose ricordo Fatma Serhan chiamata anche “la regina del baladi” e Ahmed Adaweya con il pezzo simbolo “Bint al sultan”.
Fifi Abdu
Tra le danzatrici indimenticabile Fifi Abdu che rappresenta il baladi in tutta a sua essenza, così come Dina e Lucy negli anni ’90 hanno saputo esprimere il senimento baladi in molte delle loro interpretazioni.
Struttura musicale del baladi egiziano
Il baladi egiziano, pur basandosi per lo più sull’improvvisazione spontanea da parte dei musicisti, presenta comunque una sua struttura abbastanza riconoscibile.
In effetti una buona maggioranza di brani in stile baladi è diviso in vare sezioni caratterizzate da un ritmo diverso.
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Di solito comincia con un taksim, cioè una sorta di introduzione musicale esclusivamente melodica (ovvero senza nessun tipo di ritmo o velocità definita) eseguita da un solo strumento come l’accordeon, il naii o il rababa, ma anche strumenti meno tradizionali come il sax, il clarinetto e al limite anche il violino.
Questa introduzione potrebbe essere più o meno lunga a seconda dell’ispirazione del musicista, che tipicamente esplorerà le note all’interno di una scala tonale, con un feeling intriso di nostalgia.
Successivamente ci sarà la prima delle tante “fermate” o in arabo me3atta, ovvero quel momento di cambio musicale che avviene quando uno strumento a percussione comincerà a inserirsi nella melodia. Questo inserimento comincia con una sorta di timida richiesta tradotta in un accenno di ritmo a cui lo strumento melodico risponderà in un gioco di “domanda-risposta”.
Così il brano potrà avere ora una base ritmica moderata, come un ritmo wahda, fino al me3atta successivo dove qualche altro strumento richiederà di entrare nel dialogo arricchendo ulteriormente la melodia e accellerando di poco il ritmo per esempio passando al ritmo masmoudi o ritmo baladi.
Fifi Abdu
Dopo ogni fermata il ritmo cambia sempre in qualcosa di più rapido passando dal baladi al maqsum o al saiidi fino ad arrivare a un fallahi anche molto veloce e in molte occasioni fino a un tabla solo (detto anche faadi) ovvero una parte ritmata molto vivace e in assenza di melodia.
A questo punto il baladi si avvicina alla conclusione tornando gradualmente a un temperamento più calmo e un ritmo più lento fino a terminare come all’inizio, a una situazione di melodia lenta senza ritmica.
Il baladi si sviluppa quindi in una forma di “evoluzione graduale” da calmo a moderato veloce per poi tornare moderato e calmo.
Spesso all’ascolto possiamo riconoscere delle strutture melodice tradizionali e ripetute di volta in volta con diverse varianti in base alla creatività dei musicisti. Esattamente come nelle parti ritmiche.
In ogni caso il baladi è sempre un momento di improvvisazione condivisa che quando comincia non puoi mai sapere in che modo si svilupperà il suo percorso, e proprio questa è la sua vera magia.
Il baladi racconta di antiche tradizioni contadine, di antiche abitudini, di legami familiari, legate a un passato fatto di povertà ma anche di sani valori. Racconta tutta questa nostalgia, con una nota di tristezza di fondo per aver lasciato tutto ciò alle spalle alla ricerca di un futuro che si rivela tutt’altro che brillante.
Posso davvero dire che il baladi porta con sé tutto il profumo più genuino dell’Egitto più autentico e ogni danzatrice che volesse approfondire l’arte della danza orientale non può prescindere dallo studio di questa forma artistica.
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